Sustainable IT: Piano D intervista Yaacov Cohen

25 Ottobre 2021

Digital Sustainability: una serie di interviste realizzate dal team di Piano D in collaborazione con Seeweb, ai maggiori esperti mondiali di sostenibilità digitale. L’obiettivo di questa rubrica è quello di sensibilizzare sul rapporto tra ambiente e sfera digital, condividere idee, opinioni e pillole informative; capire come un tema oggi sconosciuto in Italia, venga recepito all’estero.

Ciao Yaacov, è un piacere poter parlare con te. Ti andrebbe di cominciare raccontandoci della tua formazione e del tuo background? Quando hai iniziato a lavorare alla sostenibilità digitale?

Mi sono laureato in Ingegneria con una specializzazione in IT, muovendo i primi passi nel mondo del lavoro in studi di animazione 3D – qualcosa che mi ha sempre appassionato – per poi lavorare con compagnie che si occupavano di IT e web development. La base del mio lavoro è stata per anni lo sviluppo di embedded software (mobile, tablets, IP TV).

Ho iniziato ad interessarmi di sostenibilità dopo un periodo di lavoro trascorso in Australia, tanto che al mio ritorno in Francia ho cercato di trasferire l’impegno per la cura dell’ambiente all’interno dei progetti nei quali ero coinvolto.

Nel 2017 ho creato insieme a due amici e colleghi di esperienze lavorative precedenti “Good Impact”, con l’idea di dedicarci alla creazione di siti e applicazioni web progettate secondo un’ottica sostenibile.

In questi anni abbiamo lavorato per dare il nostro contributo puntando a fare la differenza, dedicandoci al Sustainable IT per portare avanti i nostri valori: abbiamo avuto la possibilità, così, di inserirci in un settore e in una comunità attiva e attenta, formata da persone che arrivano da tanti ambienti lavorativi diversi, ma tutti capaci di dare il loro ottimo contributo per garantire un approccio alla sostenibilità che sia in grado di abbracciare il complesso mondo del digitale nella sua interezza.

Hai avuto modo di lavorare e collaborare con il governo francese per alcuni progetti?

Dallo scorso anno collaboro con DINUM, organizzazione governativa francese: offro il mio supporto per migliorare il design dei servizi pubblici digitali, allo scopo di renderli più accessibili.

Ci siamo dedicati già ad alcuni progetti relativi al restyling di diverse piattaforme e, per quanto riguarda il mio lavoro, mi sono occupato principalmente di accessibility audit.

Cerchiamo sempre di intervenire con le nostre consulenze durante le fasi preliminari di ogni progetto, quando è ancora possibile fare tantissimo e progettare per ottenere il massimo. Questo perché sappiamo quanto sia cruciale lavorare con attenzione nel delicato momento di progettazione iniziale, per evitare problemi durante lo sviluppo effettivo dei progetti e per garantire ottimi risultati anche in termini di sostenibilità.

Stiamo parlando di lavori complessi, che coinvolgono tante diverse professionalità e diversi piani di intervento, oltre a richiedere molto tempo e impegno da parte di tutte le parti coinvolte; il mio ruolo è legato all’accessibilità in senso stretto, anche se mi è sempre più chiaro come molti temi debbano andare avanti di pari passo se si vuole ottenere un ottimo servizio digitale. Alcuni degli aspetti fondamentali, da tenere sullo stesso piano sono:

  • Accessibilità
  • Sostenibilità
  • Privacy
  • SEO (Search Engine Optimization)
  • Open Source

A volte risolvendo un problema legato all’accessibilità si può fare del bene anche dal punto di vista della sostenibilità.

Come pensi si debba lavorare nel prossimo futuro per un digitale più sostenibile?

Direi che è fondamentale non dimenticare mai l’aspetto materiale del mondo digital: è necessario avere sempre ben chiaro da cosa è composta l’intera catena che muove il digitale, i suoi difetti, come funziona e quali problemi comporta.

Solo avendo la piena consapevolezza di come funzionano i meccanismi della “catena digitale” si possono prendere decisioni migliori per operare bene anche in funzione della sostenibilità.

È impressionante quanti campi e settori la catena digitale tocchi per lavorare a pieno regime, sia direttamente con la progettazione e lo sviluppo, sia indirettamente a causa del forte impatto che spesso ha dal punto di vista etico, perché riesce a raggiungere e influenzare tantissimi settori diversi, dall’economia alla psicologia, dalla sociologia alla politica.

Puoi dirci qualcosa circa quanto sta accadendo in Francia riguardo la Sustainable IT Charter o la charte numérique responsable promossa dall’INR? Cosa pensi succederà nei prossimi mesi.

Noto che finalmente la tematica della sostenibilità è considerata con la serietà che merita; si comincia a valutare e tenere conto dei numeri e dei dati ricavati dai diversi report di settore, e sempre più persone lavorano nel loro quotidiano con l’obiettivo della sostenibilità digitale.

Stanno nascendo tanti nuovi progetti e start up che si focalizzano su aree specifiche. In tanti progettiamo con questo obiettivo comune, ad esempio il lavoro che sta portando avanti Gauthier Roussilhe tratta nel particolare l’analisi delle infrastrutture e del mondo relativo al funzionamento dei server, misurandone l’impatto e i consumi.

C’è tanto movimento, si punta molto anche a rendere consapevoli gli utenti finali, informando ed educando all’acquisto: ci sono proposte di legge in corso anche se stiamo ancora aspettando di avere responsi, ma i tempi sono maturi e questo ci rende davvero ottimisti.

Per quanto riguarda il mio contributo e il mio lavoro preferisco sempre un approccio attivo, legato alla progettazione per lavorare al digitale in modo efficace, ma vedo tantissime persone dedicarsi alle misurazioni e alla raccolta dati – mettendo a punto nuovi strumenti – un punto di partenza fondamentale perché altrimenti, senza informazioni di misurazione e dati, non sapremmo in che direzione operare, né come farlo in modo efficace.

Cosa pensi dell’impatto del digitale sulla nostra società? Cosa significa per te la Digital Responsibility?

Molto spesso noto come sia necessario comparare i bisogni della sostenibilità con quelli dell’accessibilità e cercare di trovare terreno e soluzioni comuni, dei criteri operativi che possano soddisfare la domanda di entrambi questi campi. Le scelte che funzionano in favore dall’accessibilità sono estremamente valide anche per la sostenibilità digitale: nella maggior parte dei casi la direzione da intraprendere per ottenere i risultati migliori è la stessa, e non me ne sorprendo.

Lavorare secondo i principi della Digital Responsibility non solo è possibile, ma dovrebbe ormai essere la scelta più comune da seguire e l’obiettivo alla base di ogni progetto digitale: significa pensare alla progettazione mantenendo l’attenzione all’ambiente e alla società sempre al centro.

Bisogna poi pensare con attenzione a come prendersi cura di materiali, oggetti, o strutture complesse che non funzionano più ed essere in grado di riconvertirle oppure di riutilizzarne alcune parti: imparare a progettare tenendo a mente queste necessità renderebbe questo processo, se non automatico, certamente più facile per il prossimo futuro.

La cura verso la sostenibilità è parte di una riflessione più ampia, che si ripercuote su tutta la catena digitale e sul modo in cui la nostra società vive e convive con il digitale. In un mondo ideale si dovrebbe avere una tale consapevolezza da riuscire a volte anche a “rinunciare”, a percepire il vero valore di ciò che stiamo progettando ed eventualmente fare un passo indietro, qualora ci si accorga che gli effetti negativi superano i reali benefici.