
Come un ex ricercatore è diventato una delle voci più attive del movimento per la sostenibilità digitale in WordPress
Introduzione
Nel mondo della tecnologia sostenibile, Nahuai Badiola è una figura che unisce competenza scientifica e passione per l’open source. Durante una chiacchierata informale con il nostro Nicola Bonotto, Nahuai ha raccontato il suo percorso: dalla ricerca sulle neuroscienze al suo impegno per un web più consapevole e rispettoso dell’ambiente.
Ne è nata un’intervista autentica e ricca di spunti, che mostra come l’innovazione possa convivere con la responsabilità.
“Ho lasciato il laboratorio per un web più umano”
Nicola Bonotto: Nahuai, partiamo dall’inizio: qual è il tuo percorso professionale?
Nahuai Badiola: Sono di San Sebastián, nei Paesi Baschi, ho iniziato la mia carriera nella ricerca scientifica. Ho studiato biologia e poi neuroscienze, fino al dottorato e a diversi post-doc, l’ultimo all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. È stato un periodo formativo certamente, ma anche piuttosto difficile: il lavoro era affascinante, ma la vita da ricercatore era troppo rigida e burocratica per me. Ad un certo punto ho capito che volevo più autonomia nella gestione del tempo e del luogo di lavoro.
È stato allora che ho riscoperto la mia passione per il digitale. Ho iniziato a creare siti WordPress, prima per me, poi per amici e colleghi. Mi sono presto reso conto che la community open source era qualcosa di unico: persone che condividono conoscenza per il piacere di farlo. È lì che ho trovato la mia nuova “casa professionale”.
“Il web ha un’impronta di carbonio: non ci avevo mai pensato”
Nicola Bonotto: Quando è nata la tua attenzione per la sostenibilità digitale?
Nahuai Badiola: Durante un talk in un WordCamp qualcuno parlò del fatto che i siti web inquinano. Non ci avevo mai pensato, ma ha avuto subito senso per me: i server sono macchine reali, che consumano energia e spesso la producono da fonti fossili.
Da quel momento ho iniziato a studiare il tema, a dare talk e a sensibilizzare la community. All’inizio pensavo solo in termini di CO₂, ma poi ho capito che la sostenibilità digitale è fatta di tre pilastri: ambientale, sociale ed economico. Serve equilibrio tra tutti, non sono solo numeri da ridurre.
Il plugin “grid-aware”: il web che si adatta all’energia disponibile
Nicola Bonotto: Hai sviluppato un plugin WordPress legato a questa visione. Di cosa si tratta?
Nahuai Badiola: È un progetto nato insieme alla Green Web Foundation. L’idea è far sì che un sito web si comporti in modo diverso a seconda dell’intensità della rete elettrica del Paese da cui viene visitato.
Quando la rete usa molta energia rinnovabile, il sito mostra tutto normalmente. Se invece l’energia proviene maggiormente da fonti non sostenibili, il sito riduce automaticamente il numero di immagini o video caricati, per alleggerire l’impatto.
Il plugin è open source, ancora in versione alpha, ma funziona come dimostrazione concreta di un concetto: il sito web può essere consapevole del proprio consumo energetico (lo si può trovare qui).
Il team “Sustainability” di WordPress: una bella avventura interrotta troppo presto
Nicola Bonotto: Sei stato anche tra i promotori del team “Sustainability” di WordPress.org. Cosa è successo?
Nahuai Badiola: È stato un bellissimo esperimento collettivo. Con Hannah Smith e altri abbiamo fondato un gruppo per rendere WordPress più sostenibile a tutti i livelli. Abbiamo creato linee guida, discusso di buone pratiche, persino sviluppato un plugin per misurare l’impatto ambientale dei siti.
Purtroppo, il canale Slack del team è stato chiuso da Matt Mullenweg con la motivazione che “non generava abbastanza ritorno sull’investimento”. È stato un colpo duro, ma continuo a credere che la sostenibilità non debba essere un tema isolato: dovrebbe essere parte integrante di ogni team all’interno del progetto WordPress.
Il futuro della sostenibilità digitale (e le sfide dell’AI)
Nicola Bonotto: E oggi, come vedi il futuro del digitale sostenibile?
Nahuai Badiola: Sono più ottimista che in passato. L’Europa sta spingendo su normative e linee guida, e il W3C sta lavorando a standard dedicati. Ma l’intelligenza artificiale sta cambiando tutto: i data center necessari per farla funzionare consumano quantità enormi di energia e acqua.
Abbiamo bisogno di regole e consapevolezza. Non tutto deve essere automatizzato o “potenziato” dall’AI: dobbiamo usarla con criterio. E dobbiamo vigilare su dove e come vengono costruiti i data center, perché l’impatto ambientale e sociale può essere enorme.
“Serve più diversità, anche nel web”
Verso la fine della chiacchierata, il discorso si sposta sull’Europa, sulla mancanza di alternative alle big tech e sulla necessità di costruire un ecosistema digitale più vario e indipendente.
Nahuai Badiola: Proprio come in natura, anche nel digitale la diversità è una forma di resilienza. Se vogliamo un web più sano, dobbiamo avere più scelte, più comunità e più collaborazione. La sostenibilità passa anche da lì.
Conclusione
Nahuai Badiola è la prova che scienza e tecnologia possono convivere con sensibilità e consapevolezza. La sua storia mostra come si possa innovare senza rinunciare all’etica, e come il web – se costruito con cura – possa diventare uno strumento per migliorare non solo il nostro modo di lavorare, ma anche il mondo che ci circonda.
“Possiamo innovare senza consumare, condividere senza sfruttare e creare valore senza perdere di vista le persone e il pianeta.” — Nahuai Badiola